domenica 2 settembre 2012

30 monete d'oro per il silenzio


Subito dopo aver cenato ci dirigiamo al santuario per attendere l'arrivo del priore, entriamo e ci sediamo sulle panche a ridosso del reliquiario; al momento non c'è nessuno. Attendiamo fino a quando sentiamo delle voci provenire dal cortile esterno, capiamo che si tratta del priore insieme al conte, al duca ed a un'altra persona che inizialmente non riconosciamo dalla voce.

Koramar e Sion attraversano tutto il santuario e si nascondono dietro la porta d'entrata dello stesso, in questo modo saranno difficilmente notati da chi entrerà.

Pochi attimi dopo entrano le quattro persone, quella non riconosciuta prima era Stotar. Si incamminano verso il reliquiario e il priore vedendo Shylock, Lenman e Tamtar chiede loro:

"Dov'è Koramar, sono qui per eseguire i rilevamenti sul pugnale come da noi concordato". Shylock gli risponde: "E' ancora in stanza" ribatte il priore: "La rilevazione la farà solamente lui, nessun’altro".  

 A questo punto Koramar si sposta dal nascondiglio verso la porta d'entrata e facendo finta di essere appena arrivato, entra nel santuario. "Come mai tutta questa gente?" esclama guardando il priore, il quale risponde in modo seccato facendoci capire che è stato quasi obbligato a far assistere all'analisi del pugnale anche le autorità lì presenti. Il duca fa chiamare il suo esperto in oggetti antichi, dalla navata centrale entra un signore alto, rasato e con un pizzetto bianco, veste una tunica con cappuccio ed ha un passo molto silenzioso.

Sion si avvicina al gruppo pronto ad intervenire se le cose si mettessero male; poi constatata la mancanza di pericolo esce allo scoperto e si inserisce nel gruppo.

Il priore da una chiave a Koramar poi si posiziona di lato alla teca ed estrae una seconda chiave, i due girano contemporaneamente le chiavi nelle due serrature e il grosso lucchetto di chiusura si apre. Sollevano delicatamente la teca e la posizionano di lato. Koramar estrae dallo zaino il suo blocco per gli appunti ed inizia a maneggiare il pugnale d'oro. Lo misura, lo soppesa, controlla lo stemma e dichiara che è l'insegna della casata di Khaliss annotando tutto sul blocco.

Il conte sentito il nome della casata interviene vigorosamente:"Non può essere, quel pugnale è sempre stato della mia famiglia!". Koramar guarda Sion e dopo un cenno d'intesa risponde al conte:"Abbiamo un documento originale con noi che dichiara quando il pugnale sia arrivato nelle mani della vostra famiglia". Sion a questo punto legge il documento e mostra ai presenti le firme dei redattori dello stesso; tra cui il padre del santo. Koramar riassume così: "Il pugnale è all'oggi proprietà della vostra famiglia conte, ma non lo è sempre stato, è il frutto di un accordo di pace. Si può anche dire che è effettivamente una reliquia del santo in quanto, passato a lui per eredità, è stato sempre legittimamente presente nella sua vita". Conclusa la verifica del pugnale Koramar e Sion si guardano nuovamente, s'intendono subito e decidono di mostrare l'altro pugnale d'oro che hanno. Koramar prende il pugnale reliquia ed invita il duca, il conte e il priore in un angolo appartato, Sion estrae dallo zaino il pugnale d'oro della casata scomparsa e lo mostra a tutti. La palese somiglianza e  l’identica fattura dimostra che il pugnale reliquia è uno di quelli delle casate di Ravon: notiamo anche  un particolare interesse e stupore nell'espressione del duca. Sion ripone il pugnale nello zaino mentre Koramar e il priore sistemano le reliquie e richiudono la teca. Il conte chiede di parlare privatamente a Sion, Koramar invece chiede di parlare privatamente con il duca. Sia il conte che il duca ci invitano per l'indomani mattina nella loro stanze. Con questi accordi torniamo nella camerata a dormire.

Appena usciti dal santuario Koramar sente qualcuno che lo chiama in disparte, si gira e nota Adga in un angolo, si avvicina a lei per sentire cos’ha da dirgli. “Hai visto l’esperto del duca? Mi ha dato l’impressione di essere un mago. Sono sempre rimasta qui fuori pronta ad intervenire in caso di necessità”. Detto questo ci incamminiamo verso la nostra stanza.

Sion contatta la baronia per sapere se è di interesse del barone il possesso del pugnale, gli rispondono che non solo non è di loro interesse ma anche che il barone preferirebbe far sparire le casate. Avvisa inoltre Sion che Ravon è sotto assedio. Sion telepaticamente informa Koramar dell’assedio a Ravon. Estrae poi l'anello del santo, lo controlla accuratamente e ne scopre delle minuscole incisioni. Le fa notare al gruppo, sono molto simili alla scrittura dei tatuaggi che comparivano sul corpo di Koramar quando fu maledetto da Grelba. Shylock le riconosce come le rune di Varstal; scrittura utilizzata in passato in un'area geografica localizzata sull'emisfero del mondo opposto al nostro. A questo punto si decide di organizzare dei turni di guardia, le informazioni trapelate quella sera potevano risultare pericolose per l'incolumità del gruppo. Koramar fa il primo turno, poi Shylock, Tamtar, Lenman e Sion.

Durante il suo turno Koramar si sente particolarmente stanco, fa fatica a rimanere sveglio e fa di tutto per non addormentarsi. Riesce ad arrivare fino al cambio turno, va da Shylock per svegliarlo. Shylock non risponde, è in un sonno troppo profondo. A quel punto Koramar prova a svegliare gli altri, nessuno risponde e nessuno sembra in grado di essere svegliato. Temendo di essere vittima di un incantesimo posiziona una trappola di ghiaccio davanti alla porta d’entrata, se qualcuno aprisse la porta, al suo passo successivo, rimarrebbe congelato sul posto. Cerca poi di rimanere sveglio il più a lungo possibile ma dopo un’altra ora crolla e si addormenta. Il mattino successivo riapre gli occhi e vede che anche gli altri sono svegli, preoccupato avvisa tutti di non avvicinarsi alla porta d’entrata e racconta l’accaduto della sera precedente. Sion parla con Koramar di un sogno molto particolare che ha fatto durante la notte. In quel sogno Lui e Koramar stavano entrando nella città di Gormon quando incrociano una guardia che spaventata li invita ad andarsene. Riferisce che la città e stata attaccata da una creatura uscita dal mare. Sion e Koramar entrano comunque in città e vedono un cavaliere con una corazza stranissima che cavalca una creatura acquatica grande come un mulak. Adga interviene dicendo che anche lei ha sognato la città ma era a bordo di una nave che arrivava al porto. Ci guardiamo con espressione interrogativa, l’unico punto di contatto tra il sogno e la realtà sembra essere l’anello copia di quello della torre; il collegamento può essere la pietra blu con l’elemento acqua.

Fatta scattare la trappola di ghiaccio ci dirigiamo dal conte. Sediamo a tavola e mentre ci serve la colazione ci parla del motivo per il quale ci ha convocato. Vuole che noi non riveliamo a nessuno della presenza del pugnale, per il nostro silenzio ci offre 3 monete d’oro. Sion esegue la trattativa e motiva il perché l’offerta risulti troppo limitata: “Possiamo accordarci per le tre monete a testa ma il viaggio di ritorno sarebbe un bel segno se venisse contemplato nel nostro accordo”. Conclude quindi con 5 monete d’oro a testa. Tutti soddisfatti ci salutiamo, ringraziamo per l’ospitalità e partiamo alla volta del duca. Il nostro silenzio è costato 30 monete d'oro!

Entrati nella sua stanza notiamo qualche guardia, ci fa accomodare e ci offre del vino. Sion chiede subito il motivo di tanto interesse nel vederci privatamente, ci risponde: “Sono interessato ad avere il pugnale d’oro per la mia collezione, ho mandato Stotar per vedere quale fosse una possibile strada per ottenere quello del santo, ma ora c’è un’alternativa. Voglio acquistare il pugnale d’oro che avete voi, ovviamente prima lo farò controllare dal mio esperto”. Batte le mani e fa entrare lo studioso che era presente all’analisi del pugnale reliquia. Sion gli porge il pugnale, lo controlla, poi esclama: “E’ un pezzo autentico”. Gli chiediamo di presentarsi, ci risponde che è un esperto di armi e di manufatti antichi. Sion telepaticamente gli chiede se è esperto anche di conoscenze arcane, gli risponde con un “può essere”. Koramar chiede al duca se può far visionare una daga al suo esperto. Il duca acconsente e Koramar porge la “lama di Oltoth” allo studioso. “E’ indubbiamente di pregevole fattura ed è molto antica, lo stato di conservazione presume che non sia una semplice daga”. Riconsegna l’arma a Koramar e abbandona la stanza. Il duca chiede a Sion quanto vuole per il pugnale, Sion si consulta con il gruppo e risponde che il valore dell’oro è calcolabile ma quello storico no. Ne esce una prima offerta di 150 monete d’oro. Chiediamo la possibilità di pensarci e di tornare ad ora di pranzo. Il duca acconsente, scrive un biglietto e lo consegna a Sion. In stanza optiamo per alzare la posta ma di concludere comunque l’affare, Sion ci dice che sul biglietto c’è un’offerta di 180 monete d’oro. Arrivati a ora di pranzo torniamo dal duca, mangiamo, discutiamo un po’ e poi concludiamo con accettare le 180 monete d’oro.

Nel pomeriggio salutiamo il priore e partiamo per il ritorno in baronia.

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